Due amici, un allenamento notturno, una strada di campagna, un traguardo da raggiungere. Questi gli ingredienti di “Maratona di New York” pièce teatrale firmata da Edoardo Erba, interpretata e diretta da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano. Sul palcoscenico i due giovani attori affrontano una sfida fisica oltre che verbale: nello spettacolo, che debutta domani sera al teatro Brancaccino di Roma fino al 15 dicembre, Lupano e Giammarini sono impegnati in un’inarrestabile corsa che fonde sogno e realtà in una sola dimensione: un’unica grande notte costellata di stelle. Avanti! ne ha parlato con Giorgio Lupano che ricorda l’intensità del testo di Edoardo Erba del 1992 «breve e denso di significato».
Lupano, assieme a Cristian Giammarini siete non solo attori, ma anche direttori e corridori. Sarà stata necessaria una preparazione atletica.
Direi di sì. Nel 2009, anno del debutto della pièce, la prima volta
dopo solo otto minuti ci siamo dovuti fermare. E la preparazione è
stata di quattro mesi. Ora è sufficiente un mese per correre un’ora
intera, la durata dello spettacolo.
La corsa come metafora della vita e dell’esistenza?
Più che la corsa, secondo me è il modo,
l’approccio nei confronti del tragitto, ossia della vita. I due
personaggi, durante la notte, parlano di tante cose. Edoardo Erba,
autore del testo è riuscito a mettere insieme, e con sapienza, elementi
diversi tra di loro, mescolandoli in modo equilibrato. Durante lo
spettacolo si passa infatti con naturalezza da una risata leggera a un
momento di profonda inquietudine.
Uno spettacolo che invita anche a riflettere sulla fuggevolezza della vita.
Assolutamente sì. Il tema della
fuggevolezza della vita viene affrontato in modo differente dai due
personaggi: il mio prende la vita a calci e a morsi, perché la vuole
vivere nel presente, proiettandosi verso il futuro. Il personaggio
interpretato da Cristian Giammarini, invece, è più legato al passato ed è
pieno di rimpianti.
Il testo di Erba è stato
tradotto e messo in scena in molte lingue. Di solito per il teatro
contemporaneo italiano si tende ad importare dall’estero. Secondo te
dove risiede il successo di questa pièce?
In primo luogo la corsa rappresenta
sicuramente un motivo nuovo e accattivante per e nel teatro. L’altro
aspetto che rende la pièce “felice” è la mistura degli argomenti
trattati sul palcoscenico. E poi il colpo di scena finale che mette
anche il pubblico nella condizione di voler rivedere lo spettacolo.
Perché?
Perchè se guardi la pièce una seconda
volta rileggi tutto, cogli tutti i riferimenti e gli indizi perchè il
testo di Erba, breve e intenso, ne è disseminato.
Silvia Sequi
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