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mercoledì 6 novembre 2013

"Maratona di New York" - Al teatro Leonardo di Milano fino a sabato 9 novembre

05 Novembre 2013                    


Attori, interpreti e atleti, registi e maratoneti. Cristian Giammarino e Giorgio Lupano si presentano in una triplice veste agli spettatori della Maratona di New York, pièce di Edoardo Erba, tradotta in numerose lingue e portata sulle scene di tutto il mondo. Mario e Steve sono due amici che si allenano di notte per partecipare alla Maratona di New York e senza sosta, nel silenzio del buio rotto soltanto dalle stelle che disegnano imperscrutabili costellazioni, raccontano e si raccontano. Corrono sul posto gli attori, a simulare la corsa, e lo fanno per un'ora intera: alla fine è una più che discreta prestazione atletica (oltre che autoriale)...

Invero la Maratona di New York in scena al Leonardo da Vinci è un'opera di grande drammaticità: le esistenze (di uno x due? O di uno : due?) si dipanano come la corsa inesausta nella notte oscura e bruciante, fra ricordi e recriminazioni, amare dissolvenze, illusioni e visioni. Flash in bianco e nero, la città sedimentata lontano, sentimenti che svuotano l'anima nell'aria delle parole che volano al ritmo della corsa.

Non ci sono altri, non presenze, solo pallide e pur nette evocazioni, il deserto spettrale di una strada di cui non si scorge inizio né fine. Un panorama di solitudine rappresa. Mario e Steve corrono corrono corrono... perché? Dove? Come? Quando? E chi resterà chi diverrà?

«Lo spettacolo non tradisce il testo originale» ha detto Edoardo Erba, «ma lo rilegge, lo re-inventa, lo inserisce in una dimensione drammatica nuova. La regia è modernissima, magistrale: passa indenne dai momenti comici, senza sottolinearli e senza averne paura, e arriva diretta al cuore del dramma fondendo incubo e realtà in una sola dimensione, un'unica grande notte stellata. Notte che gli attori attraversano con una spontaneità che conquista e un'intensità che commuove. Difficile per il pubblico non ridere e non avere i brividi […] La loro corsa è un gesto iperreale e tuttavia compone un disegno preciso, espressivo e rigoroso. Che ipnotizza e che coinvolge, lasciandoti alla fine un grumo d'amore e di dolore da portare a casa, da elaborare con calma».

Un lavoro oltremodo originale, un'ora sognante in una realtà sospesa, un accenno a quei temi universali troppo spesso, nel quotidiano che mangia e smangia, superficialmente e colpevolmente gettati nella spazzatura dell'oblio.

 

Alberto Figliolia
 
 
 
 

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